Oggi vorrei parlarti delle cosiddette fotografie creative, nel wedding e non. Poche righe per affrontare un concetto molto ampio che richiederebbe tante e tante parole…
Spesso si parla di creatività, tecnicamente con l’etimologia della parola io mi immagino qualcosa che si costruisce con le mani, tipo una statua di argilla o un ingegnoso arnese… eppure questa parola viene usata anche quando un fotografo fa delle inquadrature diciamo diverse. Ma non è sempre così…(sarebbe troppo riduttivo)

Proviamo a vedere qualche esempio di creatività in fotografia, ma prima ci tengo a precisare che questo articolo tratta solo delle riflessioni, sono dei miei pensieri che possono essere condivisi o non. Se volete approfondire l’argomento a livello etico dovreste leggere “la camera chiara” di Roland Barthes oppure potrei anche consigliarvi questo testo di Fontana che può dare diversi spunti.

Creatività correlata al messaggio
Conoscete l’artista fotografo Hiroshi Sugimoto? Ne sentii la storia diversi anni fa ad un workshop. Sugimoto è famoso per aver realizzato delle fotografie di architettura completamente sfocate, e se non ricordo male quella della Torre Eiffel venne venduta a cifre stratosferiche (si parla di milioni). Questa fotografia per scelta sfocata, ha un senso più che specifico, infatti riporto le parole stesse dell’artista sulla serie: “Ho deciso di tornare agli albori della nostra epoca attraverso l’architettura. Ho spinto la lunghezza focale della mia vecchia macchina fotografica grande formato al doppio dell’infinito togliendo i blocchi al soffietto di messa a fuoco, ottenendo un’immagine indistinta. E ho scoperto che l’architettura superlativa sopravvive, per quanto dissolta, alla violenza dell’immagine sfuocata. Perciò, ho cominciato a mettere alla prova dell’erosione l’architettura per valutarne la durevolezza, un processo che ha portato molti edifici alla dissoluzione completa“

Un altro caso potrebbe essere il geniale Andreas Gursky, noto a tutti, che con le sue “immense” opere vuole trasformare e trasfigurare la realtà, attraverso punti di vista inconsueti, dove la presenza del fotoritocco è relazionato al messaggio che le sue immagini vogliono comunicare.

Potere alla fantasia?
La fantasia è quella parte (razionale-irrazionale non lo so) che subentra quando la creatività, e il fotografo stesso trasformano la realtà. Per fare quello serve appunto fantasia, spirito creativo, visione. Ognuno sceglie il proprio modo di raccontare. Questo è il bello della fotografia e dell’interpretazione di un autore.
Io non mi definisco (più) un fotografo di matrimonio creativo, sebbene potrete trovare ancora qualche testo da qualche parte in cui mi dichiaro tale, in questi anni ho affinato la mia consapevolezza. Prima di tutto ho chiarito con me stesso che quello che viene erroneamente chiamato stile, non è altro che un tipo di sviluppo delle fotografie, e ahimè sembra perlopiù dettato da influenze o tendenze esterne. Ho capito che nella fotografia su committenza, ad esempio nel matrimonio, della mia creatività, della mia fantasia che al cliente può piacere oggi, magari tra 20anni, quando i gusti saranno diversi, quando le mode e le percezioni si saranno evolute, questa potrebbe diventare obsoleta e addirittura inadeguata. Così come potrebbe essere la moda delle immagini con i verdi desaturati, in stile ICELAND che va tanto in questi anni. Quello che ho capito oggi è che per cercare di creare documenti, estratti di realtà, bisogna essere sinceri. Aggiungerci fantasia falserebbe il mio intento. Documenti visivamente belli e ricchi di contenuto possono essere eterni.
Puoi far sembrare che ci sia stato il sole?
È una domanda che sicuramente ogni fotografo si sarà trovato ad affrontare, come ” puoi sistemarmi la pelle“, oppure “la foto è troppo buia“… ecc. ecc…
Ti posto qui sotto una foto del matrimonio di Mariano e Sabrina, che esprime senza troppi giri di parole un lavoro di fantasia, o meglio dove la realtà non è quello che era. (chiaramente a loro ho passato la versione reale)
La foto a sinistra rappresenta la realtà come era, una giornata ventosa e con un cielo che da li a poco avrebbe riversato una quantità di acqua record, la foto a destra è la finzione (fatta in pochi click) dove esposizione e tonalità falsate restituiscono un tramonto luminoso, magari esattamente come si sarebbero aspettati fosse.

Il fatto è che se quel giorno c’era il brutto tempo, perché io devo far sembrare che c’era il sole? Che autorità ho io per falsare un ricordo così importante? È giusto pensare che il fotografo oggi debba intervenire in questi termini per far risultare più gradevole una fotografia?
Io non ho la risposta, ma tendo ad essere più sincero possibile, immaginando e sperando che tra molti anni le mie fotografie verranno usate per ricordare.
E tu cosa ne pensi?